di Giuliano Orlando
L’Italia torna casa dai Giochi europei, seconda edizione, allestiti a Minsk in Bielorussia, valevoli come anche come europei per il settore maschile della boxe, con 2 argenti e tre bronzi, bilancio positivo, che poteva e doveva risultare migliore, non avesse subito sconfitte assurde. Nell’arco delle due settimane, si sono svolti 302 match tra uomini e donne, l’ultimo record, contro i 263 del 2015. Salita la presenza maschile, da 211 a 258 pugili, con 6 dei dieci titolari europei 2017, nove argenti e 25 saliti sul podio. Ridotta la presenza femminile da 67 a 59, a vantaggio della qualità. Il bilancio conclusivo a fronte di 44 nazioni presenti, contro le 40 di Baku (Azerbajan) 2015, conferma la polverizzazione al vertice, distribuendo i 15 ori (10 maschili 5 femminili) a otto nazioni tra gli uomini e a cinque tra le donne. Il dominio russo di qualche anno addietro è un ricordo. Nonostante fosse presente con le squadre al completo, la Russia ha raccolto un solo oro maschile e nessuno al femminile. Nel medagliere maschile Ucraina e Armenia sono state le uniche a conquistare due ori, uno a testa per Russia, Gran Bretagna, Bielorussia, Irlanda, Spagna e Azerbajan, che nel 2015 giocando in casa otteneva sei ori. Tra le donne, nessuna nazione ha fatto il bis, oro per Polonia, Bulgaria, Gran Bretagna, Finlandia e Turchia, con la clamorosa esclusione della Russia, che a Baku aveva centrato due ori. La presenza di tanti campioni ha elevato il tasso tecnico della rassegna, avendo assistito anche durante il torneo a sfide di altissimo livello. In semifinale nei 52 kg. Asenov-Yafai (3-2) era una finale anticipata, come tra le donne Fontin-Wojcik nei 75. Anche in finale si sono disputati confronti di alto livello tecnico e spettacolare. Ricordiamo nei 52 kg., la grande impresa dello spagnolo Escobar su Asenov, il bulgaro campione d’Europa 2015 e 2017, oltre che vincitore delle tre edizioni dell’Under 22, che a soli 22 anni ha disputato oltre 300 incontri. L’iberico ha impresso un ritmo altissimo, riuscendo a convincere 4 giudici a preferirlo. Ottime anche le finali tra il locale Asanau, tecnico elegante di 24 anni, che agli europei aveva perduto dall’inglese McGrail (3-2) in avvio e il russo Mamedov nei leggeri, come quella dei 64 kg. tra l’armeno Bachkov, europeo 2017 e il francese Oumiha, argento a Rio e oro continentale nei 60 kg. salito di categoria. A giudizio personale la più bella finale del torneo, vinta dall’armeno (3-2) che poteva andare anche al transalpino, senza scandalo. La Gran Bretagna ha salvato il bilancio, con Pat McCormack nei 69 kg., vincitore del cubano azero Sotomaior (34 anni), battendo in finale il favorito russo Agrba, mentre l’altro inglese Whittaker (22 anni) negli 81 kg. è stato punito dalla giuria contro l’altro cubano-azero, lo svolazzante Alfonso, che aveva perduto contro il nostro Fiori, ha conquistato l’oro con un 3-2 di cortesia. Da notare che la giudice Tina Poletan, ha segnato per il cubano un 30-27 irreale. La bionda bosniaca, nonostante sia spesso fuori dal contesto dei match, non viene mai richiamata, evidentemente ha ottimi agganci ad alto livello. A salvare il bilancio russo ci ha pensato il massimo Gadzhimamedov, 22 anni, a 16 già sul ring, vincitore nei quarti del nostro Mouhiidine Aziz, che è stato il suo rivale più tenace. Nei medi l’ucraino plurititolato Khyzhniak (mondiale ed europeo in carica) ha battuto in finale l’azzurro Salvatore Cavallaro, al quale vanno fatti i complimenti per aver disputato un torneo di altissimo livello, battendo l’irlandese Nevin in semifinale per KO e tenendo botta con l’ucraino al momento il più forte medio del mondo. Nei +91, bis ucraino con Vykhryst, non certo un fenomeno, ma al momento il più forte come agli europei nel 2017 in casa. Ha superato lungo il percorso il russo Veriasov, il serbo Babic e il croato Milun che aveva battuto il nostro Clemente Russo al debutto. In finale nonostante un bel taglio al sopracciglio destro, ha ottenuto la vittoria sul francese Aliev, la sorpresa del torneo. Nel torneo femminile è mancata l’attesa finale nei 60 kg, tra la finnica Potkonen (38 anni) e la mancina irlandese Harrington (29) infortunatasi alla mano destra in semifinale. Per la inossidabile nordica una vittoria senza fatica, anche se la vera vittima della categoria è stata la nostra Irma Testa, punita dalla giuria contro l’irlandese. Onore alla Canfora, argento splendido, dopo un torneo nel quale ha battuto la francese Sonvico e la tedesca Apetz, la favorita, mentre ha ceduto d’un soffio alla perticona polacca Koszewska, dalle braccia infinite. Nei 75 kg. a sorpresa l’inglese Price ha tenuto botta contro l’olandese Fontin, che tentava di fare il bis a distanza di quattro anni, fallendo l’impresa. Questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico del torneo che, ripetiamo, è stato di altissimo livello, Tutto il contrario del settore arbitri e giudici. Scadentissimi oltre il 50%. A parte i verdetti capovolti nella sostanza e non solo contro gli azzurri, in particolare nei riguardi di Serra, Di Lernia, Fiori e la Testa, che meritavano la vittoria, purtroppo negata, molti altri verdetti hanno fatto a pugni con la logica. Se l’australiano Carl Ruhen dopo i disastri reiterati, sia da giudice che da arbitro è stato escluso dalla rassegna, molti altri si sono fatti notare per non sapere valutare i match. Leggendo i giudizi, quasi sempre si trovano almeno quattro punti di differenza tra un giudice e l’altro in un confronto di tre round. Nella sfida vinta dall’ucraino Khyzhniak sul nostro Cavallaro, il mongolo ha segnato alla fine 30-25 mentre lo svedese aveva 29-28, ovvero per l’asiatico due round erano da 10-8, mentre per il nordico l’azzurro aveva vinto un round. Quando a giudicare ci sono questi soggetti, capisci quanti danni fanno e le vittime sono sempre i pugili. Il problema è vecchio, ma dopo Rio si è acuito è sta diventando drammatico. L’Italia è tra le nazioni più vessate, ma sembra che nessuno se ne accorga, a cominciare dai vertici nazionali e dallo stesso presidente EUBC Franco Falcinelli, portato a sdrammatizzare, col risultato e l’Italia perde medaglie che avrebbe meritato.