di Giuliano Orlando
BRESCIA. Sapessi com’è strano vedere il pugilato da lontano, senza l’incitamento del pubblico. Con la mascherina per i pochi presenti e Fabio Bozzani, “the king” dei fotoreporter del boxing, costretto ad inerpicarsi sul trespolo riservato agli addetti al flash. Nonostante queste difficoltà contingenti, la serata al Centro sportivo Ripamonti, allestito dalla Loreni Boxe, ha offerto spettacolo e dato conferme importanti. A cominciare da Alessio Lorusso (11-4-2), 24 anni che si è confermato tricolore supergallo, battendo nettamente lo sfidante Iuliano Gallo (9-4), 28 anni, calabrese di nascita, comasco adottivo (Binago), già tricolore nell’aprile 2018 a spese di Vittorio Parrinello, titolo difeso contro Limone, costretto a perdere la cintura a tavolino, per incidente in allenamento. La sfida non ha tradito le attese, anche se la superiorità del campione, salvo i primi due round, ha preso sempre più consistenza fino al conteggio subito da Gallo al quarto round, su combinazione di colpi. Da quel momento l’andamento del match ha seguito una traccia unilaterale, con Lorusso sempre in anticipo, facendo leva su un tasso tecnico superiore, espresso nella varietà dei colpi, rapido negli spostamenti e mobilità del tronco, ovvero i fondamentali per salire in alto nei valori continentali a tempi non troppo lunghi. Il lavoro tecnico operato da Vincenzo Gigliotti, il tecnico che opera a Voghera, sta dando i frutti sperati, anche se il lavoro è ancora lungo. “Alessio ha tutte le qualità per diventare un campione, ma deve crescere nella consapevolezza del suo valore, che ancora è latente. Quando ha fatto contare Gallo, doveva ragionare freddamente e finire il match. Invece ha giocato e ha permesso allo sfidante di recuperare. Doveva avere gli occhi della tigre, invece si è compiaciuto del successo parziale. Sto lavorando e il ragazzo ci sta credendo, per questo sono fiducioso. E’ chiaro che per farlo crescere, occorre anche investire, quindi spendere qualcosa. Diversamente la strada diventa lunga, forse troppo”. Condivido al 100% il ragionamento di Vincenzo, grande guerriero sia da dilettante dove ha vestito la maglia azzurra, che da professionista, attivo dal 1995 al 2004, anche se poco fortunato, dovendo forzatamente privilegiare il lavoro di imprenditore edile all’hobby del pugilato. Come tecnico dimostra di avere idee chiare e doti di convincimento notevoli, oltre che personalità. A proposito di investimenti, mesi addietro è stato proposto a Lorusso di passare con la MMA, previo un buon ingaggio. Per fortuna Gigliotti l’ha dissuaso, facendogli presente quanto la disciplina sia totalmente fuori da ogni riconoscimento ufficiale, oltre che rischiosa. Mancando di una normativa sanitaria adeguata. A questo punto, l’amico Loreni dovrà fare un pensierino onde tutelare il futuro di Alessio, assicurandogli un minimo di ingaggio. Iuliano Gallo, guidato all’angolo da Augusto Lauri, ha confermato le doti di generosità e resistenza, ma nessun miglioramento tecnico. Forse ha pagato la lunga assenza dal ring – fermo dall’eroico confronto del 4 maggio 2019 a Varese, contro il francese Terry Le Courvior (15) per il vacante titolo UE – dovuta a vari interventi alle mani. Sul ring, questo handicap si è sentito tutto, sprecando tesori di energie senza una strategia che cercasse di eludere la boxe di rimessa di Lorusso. Nel corso del match ha messo a segno qualche sventola anche robusta, incassata senza problemi dal campione, confermandosi anche buon incassatore, ma ci voleva ben altro per covare sogni di vittoria. Dopo l’incontro l’annuncio che Lorusso, scenderà di categoria e lancerà la sfida al campione dei gallo, il non più verde Vincenzo Picardi, il soldatino di bronzo al tempo dei dilettanti, capace di salire sul terzo gradino del podio ai Giochi Olimpici, ai mondial e pure agli europei. Passato pro nel 2019 a 35 anni, ha conquistato il tricolore dopo soli due incontri e potrebbe difendere la cintura contro Lorusso, un match sicuramente spettacolare e incerto almeno nei primi round. Sempre che il manager Mario Loreni non propenda per una cinturina di sigla.
Nella corposa serata, ha rotto il ghiaccio il supermedio novarese Fabio Renna (5-4.2) 38 anni, sorretto da una passione infinita e da uno sponsor amico come Mazzetti che assicura il più dolce addio dalla madre terra, ha battuto con relativa facilità il tenero croato Matija Petrinic (1-3), 20 anni sui 6 round. Il derby lombardo tra i medi Simone Brusa (5-2-1), figlio d’arte e l’esuberante varesino Marco Miano (4-3-1) ha sorriso al primo dopo fasi alterne, compreso un atterramento subito da Brusa, ma forse la parità avrebbe rispecchiato la realtà dei pugni. Il mediomassimo Stiven Leonetti Dredhaj (6), 24 anni, residente a Savigliano nel cuneense, mantiene intatta la striscia vincente, ma l’altro croato Mario Katic (1-6), 32 anni, reduce dall’unica vittoria in carriera, ottenuta il 22 febbraio 2020 a Ghent in Germania, KO sul belga Geoffrey, non è stato certo una vittima designata. Dredhai, origini albanesi, è parso impacciato, subendo gli attacchi di un rivale che gli è finito vicinissimo. Nei medi il tarantino Giovanni Rossetti (2) 19 anni, campione italiano dilettanti 2019, ha impiegato meno di un round a disfarsi del logoro varesino Christian Bozzoni (5-26-4) attivo dal 2006, brevilineo scoordinato ma generoso, di “soli” 48 anni. Match improponibile, anche perché Rossetti fa realmente male, essendo muscolarmente già formato. A scusante della resa immediata del varesino, una costola incrinata in allenamento! Il welter fiorentino Yassime Hermi (1), 18 anni compiuti il 26 febbraio, allievo del maestro Boncinelli, trova al debutto l’esperto barese Danilo Cioce (2-7-1) 33 anni, che si pensava potesse essere rivale impegnativo. Il ring ha detto che Hermi è un talento da non perdere. In grado di esprimere pugilato completo con variazioni sul tema da potenziale fuoriclasse. Le sue potenzialità sono davvero notevoli. D’altronde non si vince l’argento agli europei di categoria nel 2018. Mi dicono abbia carattere bizzoso, ma tutti i purosangue sono così. Quello che mi chiedo è perché la FPI lo abbia lasciato passare pro, senza offrirgli alternative. Nel giro della nazionale maschile sono ancora titolari i vari Mangiacapre e Clemente Russo, segno cha mancano i ricambi. Per capire i motivi delle scelte di Rossetti ed Hermi, l’ho chiesto ai loro maestri. Quero jr. ha spiegato: “Giovanni dopo la vittoria a Roma, ha fatto il punto della situazione e ha preso atto che nei medi il titolare è Salvatore Cavallaro e dovrebbe aspettare fino ai Giochi 2024 con tutti gli incerti del caso. Non essendo in un corpo militare la faccenda è ancora più difficile. A quel punto il passaggio nei pro è stata una necessità. La FPI non ci ha fatto alcuna proposta per restare”. Il maestro Boncinelli non è entrato troppo nei dettagli, ma abbiamo capito che Hermi non aveva un buon rapporto in seno alla squadra. Ragion per cui, la nazionale ha perso uno dei pochissimi talenti italiani, in un momento in cui la squadra maschile sta passando uno dei periodi più grigi. Mah!