di Giuliano Orlando

Una bella favola al femminile disegnata con i guantoni – Riccardo M. Mauri – Non fate arrabbiare Petra – Paolini editoriale libri – Pag. 234 -Euro 14.00.

Ho la ferma convinzione che scrivere sui giovani, sia impresa difficile assai. L’affresco che ha raccontato Riccardo Mauri me ne ha dato la conferma. Petra è l’emblema dell’esercito di ragazze e ragazzi che affrontano la salita verso la maturità con cento punti interrogativi. Il primo ostacolo lo trovano in casa e questo problema purtroppo è spesso ignorato, la scuola è il secondo e rappresenta una trincea in cui rischi di impantanarti senza avere la forza di andare all’assalto, cercando il terreno della riscossa. In questo percorso la storia di Petra, che l’autore descrive con una delicatezza assoluta, rispecchia un malessere che il progresso tecnologico ha acuito. I protagonisti, in uno scenario che parte dalla famiglia e approda alla scuola, l’ambiente che più influenza il percorso della maturazione, per irradiarsi negli altri comparti del cosiddetto tempo libero, è lo scenario completo che l’autore sviluppa con cadenza perfetta. I vari Tommaso ad Erika, i gemelli Ming a Sega, Vinz e Samira, Marghe e Carlotta l’amica che risiede negli USA e che Petra sogna di raggiungere, sono gli attori di un film che si dipana in episodi conseguenziali, comunque formativi. C’è poi il non facile rapporto col padre, l’assenza della mamma, uscita dalla sua vita quando ancora ne aveva estremo bisogno. Tale vuoto, la spinge a sentirsi una nullità di fronte ai compagni di scuola. Il difficile rapporto paterno, per Petra diventa un calvario che la porta a chiedersi se vale la pena di lottare, addirittura di vivere. In questo contesto tanto tormentato, quello che manca a Petra è il contatto diretto, il cui filo sottile è legato al cellulare. Il mostro di pochi centimetri che sostituisce il vecchio rapporto, che purtroppo i ragazzi non possono apprezzare e godere, non avendolo conosciuto e quindi non averne usufruito. Ed ecco il colpo di genio, l’illuminazione rappresentata dalla palestra, una chiesa senza altare o preghiere, ma ricca di sudore e fatica, una luce fatta di pugni, dove il tuo corpo e il tuo carattere possono completarsi e compiere il miracolo di farti crescere fuori e dentro. Petra è il simbolo, il messaggio ai suoi coetanei, raggiunto in modo controverso e sofferto, con equivoci e qualche fallimento, che alla fine conduce alla maturità, evitando quel tunnel di mediocrità, protagonista alla rovescia lungo la strada sbagliata per affrontare il futuro. A giudizio personale, anche se la mia conoscenza dei giovani non è certo quella degli insegnanti, ritengo che l’autore abbia trovato una misura eccezionale nel descriverlo. Mentre sull’ambiente del ring, per lunga esperienza giornalistica, posso testimoniare sulla credibilità dei personaggi che insegnano i dettami tecnici e, soprattutto, quando Petra inizia a fare la boxe sul serio. I primi pugni dati e presi, le sensazioni anche dolorose diventano la presa di coscienza per affrontare il mondo dei grandi consapevole di non essere una nullità. Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che dopo aver letto il libro, ho capito di avere imparato qualcosa sui giovani, oltre ai soliti luoghi comuni.

Di Alfredo