di Fabrizio Pastore

pag-27-3-foto-francesco-bruyere-rubrica-secondo-loro.JPGCosa ci fa in Alaska un campione di judo, per giunta italiano? Ovvio, pesca salmoni… Raccontata così, sembra quasi una battuta di cui stenti ad afferrare il senso, o al massimo una freddura da settimana enigmistica. Invece, è tutto vero. E scopri che due esperienze a prima vista lontane anni luce possono essere non solo conciliabili, ma per qualche verso addirittura simili. A svelarlo è Francesco Bruyere, 26 anni, studente di Scienze Motorie al SUISM di Torino, un lusinghiero curriculum nel campo del judo e una singolare passione: la pesca del salmone. Appunto.
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I suoi titoli sportivi sono di tutto rispetto: terzo ai Campionati Europei Juniores del ’99, Campione d’Italia nel 2003, Vicecampione Mondiale Universitario nel 2004, secondo ai Campionati Mondiali del 2005, vincitore del Torneo Jigorokano Cup nel 2006 e, dulcis in fundo, premiato dall’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) come “Atleta Piemontese dell’anno 2006”. Una rapida scalata verso il successo dovuta anche a tre maestri, come tende a rimarcare lo stesso Francesco: “Sono cresciuto nell’Akiyama col maestro Toniolo e attualmente mi alleno al Centro Ginnastico di Torino con il maestro Pawlowski, ma combatto per le Fiamme Azzurre, sotto la guida del Direttore Tecnico Tamanti.” Nella squadra della polizia penitenziaria arriva nel 2002, prestando servizio di leva, finché nel 2004 diventa effettivo. Tutto questo insieme al fratello Alessandro, altro judoka di caratura internazionale. “Noi due viviamo in simbiosi sin da quando, ancora piccoli, giocavamo a calcio e a tennis. Poi il judo e il contemporaneo ingresso nelle Fiamme Azzurre: non solo ci alleniamo insieme, ma ci trasciniamo a vicenda e l’uno segue le gare dell’altro, quando non siamo impegnati insieme come nelle qualificazioni olimpiche. Ci differenzia solo la categoria: io 73 kg, lui 66.” Insieme è nato anche l’interesse per la pesca: “L’input è partito da mio padre, che ci portava la domenica sulle rive dei fiumi qui in Italia. Quando negli anni ’90 si è spinto fino in Alaska lo abbiamo seguito in quella che per noi è sempre stata una vacanza diversa dalle altre, in camper, senza una meta prestabilita, circondati dal verde e al cospetto di fiumi enormi.” Una vacanza particolare per i luoghi incontaminati, quindi, ma anche per le differenze nel modo di pescare, così diverso da quello cui siamo abituati, ma più affine per chi vive lo sport come Francesco: “I salmoni tirano con grande vigore, quasi con cattiveria, e le correnti sono fortissime: è una vera e propria lotta tra pescatore e natura. E quando si vince il pesce – anche se il più delle volte lo si lascia andare – la sensazione è simile a quella che si prova battendo un avversario in un combattimento individuale: tuo il merito della vittoria, tua la colpa della sconfitta. Di nessun altro.” Un campione di judo in Alaska pesca salmoni, ovvio…

 

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Di Massimo

2 pensiero su “Lotta sul tappeto e sul fiume: Francesco Bruyere”
  1. ciao!!!io “conosco” francesco!!piu che altro mi odia!!!!!ma non importa!!!….questo glielo rinfaccio!!!!!hahaha!il prossimo anno che sono cadetta!!!!hahahahahahahahahahahah!!!

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