3000 km. a piedi e sugli sci nell’immensa Alaska. Un grido di denuncia contro la trivellazione dell’Artico.
Verso il cuore bianco della terra – Ario Daniel Zhoh – Corbaccio editore – Pag. 430 – Euro 22.00.
Il Popolo del Caribù ovvero i Gwich, che per millenni hanno vissuto in Alaska, va scomparendo, come gli animali e le tradizioni. L’autore, esploratore di lungo corso, sulle rotte artiche, guida alpina e gestore di un Lodge in montagna nel Nord della Svezia, descrive il suo viaggio dall’oceano Pacifico a quello Artico, sugli sci e sulla slitta, oltre che a piedi, per 3000 km. Non una semplice traversata, ma un’esplorazione totale, sul territorio e dentro se stesso. Gli assordanti silenzi nelle notti infinite, il biancore senza confini e il grido di un popolo che chiede di non essere violentato dal progresso che progresso non è, fanno parte di questa esperienza indimenticabile. La trivellazione dell’Artic National Wildlife Refuge è la sopraffazione dei diritti di chi quella terra ha protetto, rientrano nella denuncia che sta varcando i confini di questa area in pericolo. Lungo la traversata, gli incontri con i nativi sono arricchimenti anche spirituali, le difficoltà incontrate in un territorio che difende la sua integrità. Anche se era una vita al limite della sopravvivenza, c’era qualcosa di superiore alle difficoltà. Alla Cabin di Patrick, scopre un passato fatto di fiabe e sacralità, di devozione alle divinità delle foreste, di rispetto per gli animali, che rappresentano il punto fermo della vita. Un viaggio dove le soste hanno il sollievo alla fatica di giorni senza confini e orizzonti, con la neve che ricopre tutto, il vento ti sbatte indietro e il gelo rallenta il respiro. Tante tappe e ognuna ha la sua storia, Vashraii K’oo è la capitale del popolo Gwich, quasi un nulla esteriore, un tesoro immenso dove i caribù, i lupi, gli orsi e tutti gli animali fanno parte integrante della vita. Spesso di stenti, fino al punto che le madri davano il loro latte ai cacciatori, perché gli unici a trovare quanto serviva per non morire. A Kaktovik finisce il viaggio. La meta raggiunta è la fine di un pellegrinaggio voluto e sentito dentro, un grido di rabbia e speranza affinché il popolo dei Caribù non sparisca nel gelo dell’indifferenza.
(Giuliano Orlando)