di Giuliano Orlando
ERZURUM (Turchia). E’ sceso il sipario sugli europei school tenutisi in agosto, per la prima volta in Turchia, nella regione anatolica, all’estremo Est dell’Europa, non troppo distante da Armenia e Georgia, a Erzurum, capoluogo della provincia omonima, 400.000 abitanti a quasi 1900 metri di altitudine e, visto il caldo torrido di casa nostra, il clima più temperato non è dispiaciuto alle 28 nazioni partecipanti: Albania, Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Inghilterra, Estonia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Moldova, Polonia, Romania, Scozia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Turchia e Ucraina: 238 maschi e 100 scolare, per un totale di 338 atleti, contro i 274 del 2021, nonostante l’esclusione di Russia e Bielorussia per l’invasione dell’Ucraina. L‘assenza di queste due nazioni ha stimolato quelle che da tempo vi avevano rinunciato per la schiacciante superiorità della Russia, che riduceva l’europeo ad un campionato russo open. Non solo, il ritorno di Inghilterra, Irlanda, Scozia e Azerbajan ha elevato il tasso tecnico notevolmente, lasciando capire che in futuro la stessa Russia avrà difficoltà a farla da padrona come in passato. Creando finalmente l’equilibrio mancato nei precedenti campionati. Il torneo più giovane di categoria, tra i maschi è giunto alla 19° edizione mentre quello femminile ha raggiunto la quarta. Entrambi sono opera di Franco Falcinelli, sicuramente il presidente europeo più attivo e innovativo. La prima edizione maschile infatti si tenne a Roma nel novembre 2003, per giovani di 14 e 15 anni, scendendo poi definitivamente ai 13 e 14. Tra i vincitori l’inglese pakistano Amir Khan, campione del mondo da pro, mentre gli irlandesi Jhon e Olivier Joyce si fermarono al bronzo. Nell’occasione, furono i turchi a vendemmiare con ben sei ori, mentre la Russia si fermò a tre, tutti nelle categorie più pesanti (75-80-86), un oro a testa lo conquistarono Gran Bretagna, Irlanda, Azerbajan e l’Italia con Giacomo Corsale (66). La successiva edizione nel 2004 si svolse a Siofok in Ungheria e nei 72 kg. la più pesante, il titolo andò a Dmitriy Bivol battendo l’ucraino Anton Gordinov, che portò a quattordici trionfi su sedici categorie il bilancio della Russia, che è stata la dominatrice assoluta, con un divario imbarazzante. Bivol, che oggi ha 31 anni, nato in Kyrgyzstan il 18 dicembre 1990, nel 2014 è passato professionista, prendendo residenza negli Usa, nel 2017 ha conquistato il mondiale mediomassimi WBA, difendendolo con successo ben otto volte. L’ultima il 7 maggio a Las Vegas, battendo il messicano Saul Alvarez (57-2), che non conosceva sconfitte dal 2013 contro Floyd Mayweather, oltre che il pugile più pagato. Anche se non è l’unico dei campioni school, che hanno conquistato titoli nei pro, è sicuramente il più longevo ai vertici assoluti. Per capire il gap delle altre nazioni, leggere il numero delle medaglie nel settore maschile, in particolare quelle d’oro, che sono le indicative. Tenendo conto che la Russia non ha preso parte all’edizione 2019, tenutasi a Tbilisi in Georgia, in quanto le date di nascita sui certificati, non collimavano con quelle dei libretti dei combattimenti. Un sospetto che circolava da tempo, osservando i russi di 13 e 14 anni che sembravano molto più anziani. Nel medagliere della scorsa edizione, svoltasi a Sarajevo in Bosnia Herzegovina, la Russia ha conquistato 11 ori, su sedici categorie, oltre ad un argento e quattro bronzi, ovvero tutti i russi sul podio! Dopo Erzurum, con due edizioni assente la Russia, il medagliere la indica ancora largamente in testa con 175 ori, 45 argenti e 28 bronzi, per un totale di 248 medaglie, contro i 36 ori, i 66 argenti e i 79 bronzi dell’Ucraina per un totale di 184. A seguire l’Inghilterra (20-18-34), l’Irlanda (16-24-61), la Turchia (9-22-64), l’Armenia (9-17-34) e l’Azerbajan (9-12-28). A farla breve, la Russia al momento ha conquistato da sola, con due assenze sulle 19 edizioni,175 ori, contro i 148, raccolti dalle altre 22 nazioni che almeno una volta hanno centrato il podio più alto. Ovvero oltre il 60% del totale. L’Italia dal 2003 ad oggi ha conquistato 3 ori, 5 argenti e 15 bronzi, navigando in12° posizione su 32 nazioni presenti, La squadra maschile era guidata dai tecnici Rocco Prezioso e Patrizio Oliva, che dopo un lungo periodo di frizione con la FPI, è tornato nell’alveo federale, prima come talent scout, adesso nel ruolo tecnico. I nove titolari azzurri erano: kg.40 Tommaso Orlando (15-7-2008); 42: Massimiliano Aramini 14-6-208; 44: Anthony El Moeti 3-10-2008; 48: Antonio Marongiu 14-6-2008; 50: Mattia Turrin 25-3-2008; 52: Salvatore Lo Piccolo 10-1-2008; 54: Gabriele Bellandi 16-4-2008; 60: Tiberio Nocadello 5-3-2008; 66: Lorenzo Pollicelli 28-6-2008. Tutti destinati a passare nel 2023 tra gli jr. Lo scorso anno l’Italia iscrisse 14 atleti, dei quali il solo Mattia Turrin e Lo Piccolo presenti in Turchia. Una diminuzione di cinque presenze, mentre la compagine femminile guidata da Valeria Calabrese e Gianfranco Rosi, ne conferma nove, che sono nei kg. 38: Elena Potenza, 40: Gloria Potenza; 42: Maria Macchiolo; 44: Anna De Donato Liparulo; 46: Ludovica Vitoni; 48: Martina Di Felice; 51: Estella Filardi; 54: Francesca Dell’Aquila; 64: Solo Sara Scorrano era presente nel 2021. Arbitro italiano, Luca Vadilonga, già presente in precedenti edizioni. Che ha svolto ottimamente il compito, chiamato a dirigere ben quattro finali, nessuno come lui. Complimenti.
Il bilancio di Erzurum è buono in linea con le previsioni, peccato che il settore maschile abbia mancato l’oro, assente dal 2019, puntando alla vigilia su Turrin (50) e Lo Piccolo (52) più che su El Moety (44) la piacevole sorpresa azzurra con l’argento. Oro centrato dalle scolare, sotto la guida di Valeria Calabrese e nonostante l’handicap di doversi inventare ad ogni edizione una squadra nuova di zecca, con inesperienza da primato, trova sempre il modo di portare sul podio più alto una sua allieva. Delle quattro edizioni disputate, solo nel 2021 ha mancato il bersaglio dorato, fermatasi a 4 bronzi. Nel bilancio totale, dal 2018 al 2022, le azzurre figurano al quinto posto assoluto, precedute da Russia (14-9-1), Inghilterra (9-5-5), Ucraina (8-13-13) e Irlanda (5-10-12), con gli stessi ori ma meno argenti e bronzi (5-2-11), con la Turchia alle spalle che in casa ha centrato 4 ori, un argento e tre bronzi, bottino eccezionale, considerato che nelle tre edizioni precedenti il bilancio era di zero ori, 2 argenti e 9 bronzi. Il fattore casalingo ha fatto il miracolo, grazie ai giudici che nel segno dell’ospitalità hanno creato vantaggi che in altre sedi avrebbero ridotto alla metà gli ori e lo stesso per i bronzi. Primi ori per Armenia e Croazia. In finale la Afrikyan nei 42 kg., ha faticato e non poco contro la guerriera inglese Mali, dalle mani pesanti e mai doma. Tre giudici hanno premiato la migliore impostazione tecnica dell’armena, ma l’amarezza degli inglesi era giustificata. La brevilinea croata Horvat nei 70 chili, dopo aver battuto la locale Eroglu, più nettamente del 3-2 dei giudici e domato alla distanza l’irlandese Poleon, in finale ha fatto sfogare e sfinire l’ucraina Novikova, presente nel 2021, bene impostata ma col fiato corto, dopo la battaglia in semifinale contro la magiara Kapcsos. La Horvath conquista per la Croazia il primo oro al femminile, equiparandosi ai maschietti, che lo colsero nel 2016 a Zagabria in casa, con Matej Hlaga nei 54 kg. battendo nei quarti l’azzurro Filippi. Dicevo delle turche, che hanno fatto incetta di medaglie, con l’aiuto dei giudici. Giusto il successo di Donmezoglu (38) una furia scatenata che ha vinto sempre nettamente, compresa la catanese Elena Potenza, che comunque ha retto i tre round con generosità e dignità. In finale ha costretto sempre in difesa l’irlandese O’Herron, data vincente col dubbio in semifinale contro l’ucraina Havryliak, che meritava il successo. Nei 57 kg. la locale Yazan sembrava un diciottenne, tanto la superiorità atletica era evidente. Sia per la inglese Holden che per la Vuksik non c’è stato nulla da fare. La bosniaca in finale è stata fermata subito, travolta dalle scariche della turca. Resta il mistero come la Yazan abbia solo 14 anni. Nei 54 l’oro per la locale Ozkan con tre 30-27 è sorprendente e preoccupante. Se è vero che la turca ha sempre attaccato, è altrettanto vero che le repliche della romena Rocio erano più precise e tra scolare, la tecnica dovrebbe prevalere sulla forza. Cosa che non è avvenuta anche nella sfida tra la nostra Martina Di Felice e la turca Eda Nur Ilhan, bronzo 2021 nei 48 kg. La sfida si è snodata sullo scambio intenso tra attaccanti dal grande temperamento. Il verdetto ha sorriso alla turca per 4-1, col solo giudice moldovo che ha visto come il sottoscritto, la vittoria dell’azzurra, col primo e terzo round a suo favore e il secondo per la turca. La pescarese, al debutto agli europei, è giunta in finale, superando due avversarie sulla carta proibitive. In primis l’ucraina Kira Makohonenko, europea uscente nei 42 kg., favorita d’obbligo, che al debutto in Turchia presentava un record da brividi: 64 vittorie e nessuna sconfitta. L’abruzzese battendola, compiva un vero miracolo, passato sotto silenzio, visto che l’amico e collega Tibor Kincses addetto EUBC, l’ha ignorato, invece di inserirla come la sorpresa del giorno. Anche il successivo match contro la quotata polacca Gorzelena, con oltre 50 match alle spalle, contro i dieci di Martina, pure in questo caso quasi ignorato. Solo dopo la finale, l’addetto dell’EUBC, ha fatto trasparire che i giudici hanno riservato un occhio di riguardo alla padrona di casa. Nei 70 kg. la piemontese Sara Scorrano, presente agli europei 2021, dove usciva all’esordio contro la moldova Coronciuc, giunta in finale, poi battuta dalla russa Kazakova.. Ad un anno di distanza, l’azzurra ha fatto passi da gigante, anche se il ruolino di marcia segnava solo otto incontri, contro i quasi 40 della turca Dokgoz, che si era sbarazzata della moldova in semifinale. Stavolta l’andamento della sfida è stato talmente unilaterale che il 5-0 non risultava una sorpresa. La ragazza di Cuneo è subito partita all’assalto, mantenendo l’iniziativa per i tre round. Nonostante la superiorità evidente, inglese, croato e bulgaro hanno dato un round alla turca e solo serbo e israeliano vedevano il giusto 30-27. Questo per far capire l’atmosfera nell’impianto di Erzurum. Nelle altre categorie le inglesi hanno centrato l’oro nei 36, 51 e 60, l’Ucraina ha messo a segno solo due centri (44 e 46) su cinque finaliste. Peggio è andata all’Irlanda: un oro (40) e quattro argenti, con qualche sconfitta immeritata. Già detto di Croazia e Armenia, hanno impressionato le inglesi e le irlandesi, preparate in modo perfetto. Paylor (36), Bycroft (51) e Walker (60) il terzetto inglese, ma anche le irlandesi Barry (40) e Joyce (36) argento, come la ucraina Semeniv (44) e molte delle sconfitte in finale, manterranno i vertici anche tra le jr. Qualche dubbio sulle turche. Delle altre sette azzurre, già detto di Elena Potenza (38), la sorella Gloria (40) incrociava la greca Sdouga, ma ancor più l’arbitro inglese che ha fermato subito il match ritenendo l’italiana troppo passiva per proseguire. Stesso parere dell’israeliano Svyatocha nel confronto tra l’azera Banunchhichak e l’abruzzese Anna de Donato Liparulo (44), in questo caso una decisione assurda e sconcertante, visto che i cinque giudici avevano assegnato il primo round all’italiana, e il secondo round stava seguendo lo stesso criterio, con l’azera aggressiva, ma l’azzurra capace di contrarla molto bene. Nel giro di 20” l’arbitro commina due kd alla nostra e la rimandava all’angolo sconfitta! Senza commento. Nei 42 kg. la piemontese Maria Macchiolo, cedeva nettamente all’ucraina Liahotska, fisicamente sovrastante. Non fortunata la romana Ludovica Vittoni che esordiva con l’ucraina Ovsepian, argento 2021, che ha dominato il torneo. L’azzurra le ha tenuto testa validamente al punto che due giudici su cinque hanno segnato la parità, confermando le qualità della battagliera romana. Estella Filarida (51) conquista un bronzo difficilissimo, riuscendo a battere due aspiranti al podio, come l’rlandese Mc Carthy e la croata Jukicic. Contro l’ucraina Dudyn, ha lottata più col cuore che con i muscoli, che risentivano delle fatiche precedenti. Comunque voto alto per Estella. Promozione anche per Francesca Dell’Aquila, piemontese in crescita, l’altro bronzo (54) azzurro, vittoriosa sulla moldova Serbinova, in semifinale battuta per ferita al terzo round dalla turca Ozkav. Questo il bilancio in rosa, che Valeria Calabrese sintetizza così: “Con le scolare il discorso è più problematico di tutte le categorie. Al di fuori dei campionati non esiste una programmazione per farle combattere onde acquisire esperienza. Per rinforzare un record impietoso, ho inventato il quadrangolare ad inviti, ho tentato altre iniziative, senza successo. Riuscire a portare a casa un oro, un argento e due bronzi, col rimpianto di un furto alla Di Felice è qualcosa di miracoloso. L’assenza della Russia non ha sminuito il valore di vertice, semmai ha reso tutto più difficile. Le vincitrici e molte delle vice, possono competere con le russe e batterle. Il tasso tecnico è salito su vasta scala, con punte di alcune nazioni pochi anni addietro inesistenti. Non commento il bilancio turco, voglio solo vedere se ai prossimi europei verrà confermato. Le ucraine sono da sempre fortissime anche se hanno sofferto e non poco l’invasione da parte della Russia. Resta il fatto che, nonostante tutto, siamo al quinto posto nella classifica generale dopo quattro edizioni, combattendo sempre all’estero. Con 23 nazioni giunte sul podio, ma solo undici capaci di arrivare all’oro, Precedendo la Turchia che ha vendemmiato in casa”.
Il bilancio maschile dice un argento e tre bronzi, meglio del 2021 dove raccolsero solo 2 bronzi, con Cipriani (44) e Morale (70), ma questo significa poco, considerato che i nove azzurri presenti in Turchia, nel 2023 passeranno tutti negli jr. quindi ci sarà da inventarsi la squadra ex novo. Inoltre i sorteggi non sono certo risultati favorevoli, semmai l’esatto contrario. L’emiliano Tomasso Orlando (40), il laziale Antonio Marongiu (48) e il campano Tiberio Noccadello (60) hanno debuttato affrontando, rispettivamente l’inglese Scademg, l’irlandese Doyle e l’ucraino Bezuhl, tutti vincitori dell’oro. Peggio di così non poteva andare. Nei 42 Massimiliano Aramini, allievo della Boxe Latina, ha lottato alla pari e forse aveva fatto qualcosa in più, ma tre giudici hanno scelto l’irlandese Beagan. Il piemontese Nicola Bellandi (54) della Boxe Canavesana, era partito bene superando il pericoloso irlandese Mahon, boxando con intelligenza, ma nella prova successiva che lo avrebbe portato al bronzo è andato in confusione contro il forte ucraino Bohdan giunto in finale, dove l’inglese Huczmann, castigamatti della categoria lo costringeva alla resa al primo round.
Gli altri quattro azzurri sono saliti sul podio e questo non è merito da poco, in un contesto dove i finalisti hanno dovuto disputare quattro incontri. Nei 66 kg. Lorenzo Pollicelli del Gym Roma Est, saltava il primo turno, arrivando subito ai quarti dove superava l’azero Imanow che sembrava suo zio, assicurandosi il bronzo. Nella successiva sfida l’armeno Siramargyan, presente agli europei 2021, sfiorando il podio, si dimostrava troppo esperto e, dopo aver battuto l’azzurro, andava a vincere l’oro. Il suo maestro Simone Autorino racconta la velocità con la quale Lorenzo è passato dall’esordio alla nazionale: “Nel settembre 2021 mi si presenta questo ragazzo di 13 anni, dicendomi che voleva imparare a fare pugilato. Gli ho chiesto quali sport avesse praticato prima, considerato che è alto 1.85 cm senza un filo di grasso, già formato muscolarmente. La risposta è stata: “Nessuno, io voglio diventare un pugile”. Solitamente non faccio debuttare i ragazzi prima di averli preparati circa un anno. Con Lorenzo è stata tutta un’eccezione. Dopo tre mesi era in grado salire sul ring. Ha debuttato nel torneo “Mura” in Sardegna vincendolo. Doveva prendere parte al dual match con la Polonia, ma si è preso il Covid e quando è partito per gli europei il suo record era di sette vittorie. Quello meno attivo della squadra. In semifinale contro l’armeno Siramargyan che aveva l’esperienza di oltre 40 incontri, la diversità più evidente era il confronto tra un ragazzino di 13 anni e un avversario con tanto di barba, che sembrava molto più anziano. Ugualmente si è battuto bene. Agli assoluti pensiamo di farlo salire di categoria, anche se i 66 kg. li fa bene, solo per impegnarlo meglio”. La famiglia? “Orgogliosa e soddisfatta, sia in palestra che a scuola, dove concluse le medie con ottimi voti, si è iscritto alla professionali orientandosi sulla meccanica. Ho la certezza che anche negli jr. darà grandi risultati, perché è un ragazzo diligente che ascolta e mette in pratica”.
Mattia Turrin, della Boxe Latina, è salito dai 42 kg. agli europei 2021 agli attuali 50. Facilitato dal sorteggio, si è subito battuto per i quarti, in una delle categorie più affollate (18 iscritti). Prima ha superato l’estone Belikov con chiarezza, facendolo anche contare e poi ha fermato l’azero Asadullayev, giovane di tutto rispetto. In semifinale si è dimostrato tecnicamente migliore, ma l’irlandese Geoghegan, origini dell’Est Europa, ha fatto prevalere la maggiore consistenza muscolare che, sbagliando, i giudici privilegiano, snaturando l’essenza tecnica su ragazzi al primo contatto agonistico sul ring. Infatti l’irlandese forte come un diciottenne è arrivato all’oro con tutte vittorie per 5-0. Papà Mirco Turrin, nonni veneti, pontino doc, è stato all’angolo del figlio, soddisfatto del rendimento offerto alla seconda esperienza europea: “Mattia per anni ha alternato la palestra col calcio a 5, dove giocava in porta con ottimi riscontri. Dovendo scegliere ha optato per il pugilato e non ha mai cambiato idea. Il bronzo è un premio relativo, perché i traguardi sono più ambiziosi. Comunque va bene così. Finite le medie, col nove, si è iscritto al liceo scientifico sportivo, sempre in simbiosi con la boxe. Il salto di categorie è dovuto al Covid dopo gli europei 2021, che ci ha costretti al riposo forzato per un mese, col risultato che Mattia è cresciuto di 5 cm. Arrivando all’1.68 e ai 48 kg. dove combatterà agli assoluti. Vorrei aggiungere che in casa Turrin si è aggiunta la sorellina Aurora (11 anni) che dopo aver fatto danza ha scelto con assoluta determinazione il pugilato e prenderà parte ai primi campionati l’anno prossimo”. Per lo stesso gym ha combattuto Massimiliano Aramini, nei 42 kg. lottando alla pari con l’irlandese Beagan. Un giudizio sul giovane? “Massimiliano è un guerriero senza paura, ma anche dall’esperienza limitata per tenere botta con i migliori. Dobbiamo lavorarci molto, ma il ragazzo ha costanza e volontà e questo mi rende fiducioso per il futuro. Aggiungo che Antonio Marongiu, azzurro in Turchia e la sorella Giulietta, nel giro azzurro, ora fanno parte della Boxe Latina e il doppio arrivo arricchisce il nostro gym e non di poco”.
Il siciliano della Cannata Boxe a Palermo, Salvatore Lo Piccolo (52), anche lui reduce dagli europei 2021, dove a fermarlo fu il russo Galaganov nei quarti, stavolta ha toccato il podio, sia pure quello più basso, dimostrando un netto miglioramento tecnico e tattico. Ha iniziato battendo il lettone Koblencs e ha proseguito facendo meglio del romeno Buletica. In semifinale è stato beffato dai giudici, meglio da tre su cinque, perché contro lo scozzese O’Reilly non aveva perduto. Comunque, un giovane sul quale di può fare affidamento negli jr. Come conferma il suo allenatore Salvatore Cannata: “Confesso che speravo arrivasse almeno in finale e dopo aver visto la sfida contro lo scozzese che è scappato per tre round, pensavo avesse vinto. Peccato davvero, comunque il ragazzo ha margini di miglioramento molto ampi, se può fare la sua boxe d’attacco. Diversamente non rende al meglio. Fuori dalla palestra è addirittura timido, molto rispettoso. Concluse le medie, si è iscritto alle professionali con indirizzo alberghiero. Uno studente modello con voti alti. La prima volta che entrò in palestra aveva 8 anni. Per Salvatore la seconda casa, dove è cresciuto e maturato. E’ un mancino impostato in guardia normale e l’anno prossimo da jr. sono convinto possa esplodere al meglio da fighter con buone basi, sotto la guida di Federici e Autorino.”
Nei 44 kg., Anthony El Moeti, alto 1,75, che compirà 14 anni in ottobre, allievo della Boxe Torre Angela diretta dal papà Alessandro, presente al torneo, è stato la piacevole sorpresa azzurra. Il longilineo romano ha fatto subito capire il proprio valore battendo il locale Parlak, tenuto sempre a distanza e anticipato col lungo sinistro. Era poi la volta del polacco Manka, troppo monocorde per impensierire l’italiano, mobile e preciso nei rientri. Sulla carta, l’irlandese Joyce, campione nazionale e britannico, quasi 40 incontri in carriera, reduce dai successi sul greco Vasileiadis e in particolare sull’ucraino Myroniukc, partiva favorito netto contro El Moeti. Sul ring è avvenuto il contrario e il nostro scolaro ha tenuto in scacco il focoso irlandese che non trovava mai bersaglio, mentre faticava a evitare i colpi del rivale, sempre in movimento, dominando il terzo round e guadagnandosi la finale. Dove ha forse risentito della fatica di tre match impegnativi. L’azero Babayev, il più quotato della squadra, ha esperienza da vendere e oltre 50 incontri, contro i dodici di El Moeti, che comunque, si è battuto con grande coraggio, convincendo il giudice inglese Macdonald ad assegnargli la vittoria. Un argento molto importante per il laziale. Papà Alessandro, antiche radici egiziane dei nonni, ha fatto una giusta osservazione, in merito alla finale: “Non intendo creare polemiche sul verdetto, ma resto sorpreso sulla scelta dei giudici che privilegiano la forza alla tecnica nella categoria di pugili di 13 e 14 anni. Mi permetto di non condividerla. Anthony è entrato in palestra a sette anni, debuttando nel 2021 e vincendo il titolo italiano schoolboy. Ama molto la boxe ma è anche un ottimo studente, Ha finito le medie con ottimi voti e si è iscritto al liceo di scienze umane. Sa abbinare sport e studio in modo perfetto. Dopo il verdetto finale ha pianto a lungo. Dal prossimo anno entra tra gli jr. e salirà di categoria. Convinti che proseguirà sempre meglio la carriera”.
Il bilancio finale vede i maschi al dodicesimo posto su 28 nazioni presenti. Europei privi di Russia e Bielorussia, con gli inglesi (4), gli ucraini (3) e l’Irlanda (2) a spartirsi la fetta più importante del vertice, mentre Georgia, Azerbajan, Germania, Turchia, Armenia, Grecia, Scozia hanno portato a casa un oro ciascuna. Per le ultime due è il primo oro assoluto. Gli inglesi hanno vinto con Scademg (40), Connors (52), Huczmann (54) e Taylor (80), oltre a due argenti e quattro bronzi, portando a medaglia dieci dei dodici presenti agli europei. Nessuna altra nazione ha potuto imitarla. L’Ucraina ha vinto con Zheleznov (57), Bezuhl (60) che ha bissato il successo del 2021 e Demeter (63), oltre a quattro argenti, mentre l’Irlanda ha centrato l’oro con Doyle (48) e Geoghegan (50), un argento e quattro bronzi. Delle altre abbiamo detto. Molte nazioni hanno scelto la qualità, come Grecia (6) e Scozia (4) entrambe giunte all’oro, oltre a podi più bassi. La Germania ha portato due scolari, conquistando l’oro con Lottner (75) e l’argento con Kiiiz (63)! Oltre all’Italia, nazioni quotate come Polonia, Bulgaria e Romania sono rimaste e bocca asciutta. Dal 2019, quando Giulio Coletta lasciò la guida delle giovanili, che portava avanti con successo dal 2013, dopo che l’Italia dal 2007 al 2012, risultava assente dalla rassegna allora solo maschile, ad ogni edizione sono cambiati i tecnici. Personalmente reputo sia una strada sbagliata e i risultati lo confermano. Non esistono allenatori in grado di fare miracoli, salvo trovare il fenomeno in erba, ma queste sono eccezioni alla regola. Quando si diede a Coletta l’incarico di guidare la squadra senior, si fece un disastro in tutti i sensi, al punto che i giovani finirono di crescere e la nazionale maggiore arrivò alla rottura col tecnico, costringendo il presidente ad affidare a Emanuele Renzini che già guidava la nazionale femminile con successo, il pacchetto azzurro in toto. Non dico di richiamare Giulio Coletta a far crescere i giovani e non sarebbe una cattiva idea, ma delegare un tecnico capace con un contratto a lunga scadenza per ricreare quello che al momento manca: la continuità nelle varie fasce giovanili, potrebbe essere un’ipotesi da prendere in considerazione.