di Alfredo Bruno

La Spezia piange il suo Aldo. Parliamo di Aldo Pellegrini deceduto all’alba degli ottanta anni essendo nato l’ 1 dicembre 1931 in Francia a South de Loup. Ma la sua vera patria divenne la città ligure dove si stabilì fin da ragazzino prendendone la caratteristica cadenza dialettale. La boxe all’epoca era un’ ancora di salvezza e la Spezia con la Virtus aveva e ebbe una fama consolidata dalla nascita di grandi campioni come Bruno Visintin, Alberto Serti, Toni Sassarini, Alberto Torri, Carmelo Coscia e tanti altri. Aldo scese i gradini della Virtus giovanissimo e colpì subito con il suo fisico statuario il maestro Giuliano Secchi, una sorta di talent scout oltre che bravissimo insegnante.


Spesso ci troviamo a parlare di atleti del passato senza che questi abbiano conquistato un titolo. Aldo era un mancino dalla potenza micidiale, dote indispensabile in un massimo, ma non fu mai campione, neanche da dilettante, anche se rivestì in più di un’occasione la maglia azzurra.
Esordì al professionismi nel 1952 e si mise subito in luce. Alle volte madre natura mischia un po’ le carte in tavola: alla sua micidiale e riconosciuta potenza non accomunava doti di coraggio e alcune sue prestazioni lasciavano perplessi. Arrivò dopo una bella serie di successi a battersi per il titolo italiano dei massimi, rimasto vacante, contro il piacentino Antonio Crosia, pugile solido e smaliziato con il quale aveva perso in precedenza per squalifica. Il match, disputato nel 1956, si svolse a La Spezia e Aldo fu battuto di misura ai punti. Due anni prima lo spezzino fu sul punto di compiere un’impresa a dir poco clamorosa. Fu invitato a Goteborg per battersi con l’astro nascente Ingemar Johansson. Lo svedese dimostrò subito di non “gradire” la potenza dell’italiano e al terzo round crollò al tappeto e fu contato. L’arbitro fu alquanto casalingo spezzettando le azioni offensive di Aldo. Ingo accusò anche nel quarto round ma si salvò grazie al direttore di gara che squalificò l’ingenuo italiano, avanti nel punteggio, nel quinto round. Johansson l’anno successivo diventerà campione d’Europa mettendo ko al 13mo round Franco Cavicchi, e dopo aver frantumato in un solo round l’americano Eddie Machen, diventerà lo sfidante ufficiale del campione del mondo Floyd Patterson, vincendo prima del limite in tre soli round. Fu una delle più clamorose imprese nel mondo della boxe. Lo svedese si batterà ancora due volte, perdendo prima del limite, con Patterson, ma in entrambe le occasioni venderà cara la pelle.
Abbiamo parlato a lungo di Johansson per far capire le potenzialità dello spezzino. Gli svedesi rimasero favorevolmente impressionati dal pugile italiano e lo riproposero sempre a Goteborg di fronte ad Ansell Adams, pugile di colore proveniente da Trinidad. Adams aveva incontrato i migliori pugili del continente con risultati alterni, aveva grande esperienza, ma non gli servì visto che venne schiantato in cinque round. Nel 1959 Pellegrini disputò il suo ultimo incontro. Lo fece sul ring di la Spezia affrontando Bonino Allevi, per certi versi una sua fotocopia, grande potenza ma mascella e coraggio fragili. Fu un match al cardiopalma, ma vinse Aldo prima del limite al quinto round.
Pellegrini non è stato certo un uomo fortunato nella vita, aveva perso due figli. Era un uomo amareggiato, deluso e viveva un po’ in solitudine, monotonia spezzata di tanto in tanto dai suoi amici ed ex compagni della Virtus. Quando ha capito che era giunto il momento per il suo ultimo “match” lo ha affrontato con dignità, proprio da grande campione.    

Di Alfredo