SACILE, 14. 02. 2013 –  (Al. Br.) – Si è spento all’età di 87 anni colui che per un decennio rappresentò la boxe di Pordenone sia in campo nazionale che in campo internazionale, parliamo di Gino Rossi, un fisico d’acciaio, razza Piave, che iniziò come ciclista, ma poi scelse la boxe, anche perché dotato di un fisico robusto e resistente. Il suo esordio da dilettante fu particolare: le stava prendendo di santa ragione da un pugile di Udine, quando al terzo round piazzò il destro per fermare l’aggressività dell’avversario, solo che il suo colpo fu potente e preciso e lo mise ko. L’arbitro si avvicinò a Rossi per alzargli il braccio, ma questi pensando di aver fatto qualcosa di male scavalcò le corde del ring e si rifugiò negli spogliatoi. Fece una buona carriera dilettantistica ed esordì al professionismo nel 1951 con il maestro Nino Tiralongo. Gino non storceva mai la bocca quando gli veniva proposto un avversario, batterlo significava per il suo vincitore un ottimo trampolino di lancio. Disputò un centinaio di match: molte vittorie, ma anche molte sconfitte con gente di valore e con verdetti che lasciavano a desiderare.

Dopo aver battuto il forte pugile anziate Spallotta a Bologna, fu chiamato a Tunisi per saggiare le ambizioni di Germinal Ballarin, un italo-francese dalla potenza micidiale. I presenti aspettavano la sconfitta prima del limite di Rossi, ma chi rischiò fu Ballarin che si salvò grazie alla sua esperienza e qualche aiuto di troppo da parte dell’arbitro. Il verdetto fu fischiatissimo e a Liverpool il friulano risolse il problema frantumando il quotato Billy Ellaway alla quinta ripresa, quando l’arbitro viste le condizioni dell’inglese lo rimandò all’angolo. Il ritornello dei fischi assordanti accadde anche a Ginevra dove Claude Milazzo, uno dei migliori medi europei, ricevette una vera e propria lezione salvandosi grazie al “terzo” uomo.
Una sola volta Gino Rossi ha avuto la possibilità di battersi per il titolo italiano. Il match con Italo Scortichini si disputò a Milano in una mega riunione dove c’erano Loi-Nevarez, Bozzano-Maxim. Vinse di misura il fabrianese che in America aveva costretto al pari Carmen Basilio. Il pugile di Pordenone incontrò i migliori dell’epoca come Pat Mc Ateer, Les Allen, Andrè Drille, Bruno Fortilli, Francesco Fiori, Giovanni Biancardi, Carlo Duran. Al Palais des Sports di Parigi fece vedere i sorci verdi a Pierre Langlois, il migliore dopo Charles Humez in Francia, e che in una lunga tournèe in America aveva battuto tra gli altri Joe Giardello e Rocky Castellani. Il verdetto fu fischiatissimo. Nel 1962 alla bella età di 37 anni fu opposto al vincitore delle Olimpiadi di Roma, quel Nino Benvenuti che veniva da 23 successi consecutivi. Scenario di questa sfida tra passato e presente fu il Castello di San Giusto a Trieste. Molti considerarono questo match come il più bello di tutta l’annata. Si presentò un Benvenuti, preparatissimo perché conosceva le difficoltà che l’incontro comportava. Il ritmo fu molto sostenuto: la grande tecnica di Benvenuti si contrapponeva all’indomabile coraggio del pordenonese. Alla fine molti applausi per tutti e due. Tra il 61 e il 64 rare le vittorie, ma con lui c’era sempre la garanzia di un match tribolato per l’avversario, a Rossi non importava il verdetto, si accontentava degli applausi avendo la consapevolezza di aver dato sempre tutto. Un male tremendo lo assillava da una decina d’anni e pochi giorni fa la fine, l’ultimo round consumato tra l’affetto dei suoi familiari. La roccia aveva ceduto, ma non il suo ricordo nel cuore dei pordenonesi. 
     

Di Alfredo